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Lo shopping che conviene

di Marika Gervasio

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3 Agosto 2008

Lo shopping può essere meno caro all'estero. Per chi ha programmato di trascorrere le vacanze in determinati Paesi fuori dall'Unione europea, come Argentina, Corea, Thailandia, Singapore, ma anche Norvegia e Croazia, esiste la possibilità di risparmiare del denaro facendosi rimborsare l'Iva locale su prodotti e servizi acquistati durante il soggiorno all'estero, direttamente sul posto o una volta rientrati in Italia.
E mediamente si riesce a rimettere nel portafoglio circa il 15% delle somme spese per lo shopping oltreconfine con punte del 25% come in Norvegia e in Islanda (24,5%). Ad esempio, se un turista fa shopping in Norvegia spendendo 500 euro, chiedendo il rimborso dell'Iva ottiene indietro 100 euro che vanno dritti dritti nelle sue tasche. Attenzione, perché l'ammontare del rimborso va calcolato sull'imponibile, non sul valore totale della spesa, in questo caso 500 euro, che è già comprensiva dell'Iva.
Ogni Paese stabilisce per legge i parametri di spesa e di tipologia di prodotti entro i quali tale rimborso può essere richiesto, le modalità di richiesta e di rimborso e i tempi. Alcuni Paesi in cui i turisti italiani possono beneficiare del diritto al tax-free shopping, e quindi del recupero dell'Iva, sono, come spiega Global refund, società specializzata nel tax refund: Australia, Argentina, Croazia, Corea, Islanda, Libano, Liechtenstein, Norvegia, Singapore, Sudafrica, Svizzera, Thailandia, Turchia e Giordania (in Canada non è più ammesso alcun rimborso dall'aprile dell'anno scorso).
Ma attenzione: come sottolinea l'associazione di consumatori Altroconsumo, i prodotti acquistati devono essere di uso personale, trasportabili nel proprio bagaglio e non destinati alla rivendita. Devono inoltre essere comprati nei negozi che espongono in vetrina i cartelli «Vat refund» (cioè, rimborso dell'Iva) o «Tax free», altrimenti niente rimborso. Così come se si fanno compere nei duty free degli aeroporti, anche se in attesa di partire per una destinazione extra-Ue. Il rimborso dell'Iva, infatti, vale solo se ci si trova fuori dall'Unione europea, perché per lo shopping fatto all'interno della Ue nessun rimborso è previsto.
Comunque è importante tener presente che le procedure per richiedere il rimborso dell'Iva, quando questo è previsto, sono diverse da Stato a Stato, perciò prima di partire conviene informarsi, per esempio sui siti turistici ufficiali delle destinazioni, oppure in loco, al momento dell'acquisto, chiedendo direttamente al negoziante.
Ci sono due grosse differenze: in alcuni Paesi (come Australia, Stati Uniti, Svizzera, Thailandia, Norvegia ed Egitto) il rimborso si ottiene direttamente in aeroporto (porti o punti di frontierea) o agli sportelli preposti per il tax refund o a quelli bancari. In altri Paesi si deve aspettare un po' più a lungo per recuperare l'Iva perché gli scontrini, fatture o moduli di richiesta di rimborso compilati e timbrati dalla dogana vanno spediti al negoziante (è il caso di Argentina e Croazia) una volta rientrati in Italia e si deve aspettare l'arrivo del rimborso. Un caso a parte sono gli Stati Uniti dove l'Iva non esiste a livello federale, ma solo in alcuni Stati che ne prevedono il rimborso, come la Louisiana.
Anche l'entità dell'Iva e il limite minimo di spesa per ottenere il rimborso variano da nazione a nazione (si veda la tabella a fianco). Per semplificare le pratiche ci si può rivolgere a società di intermediazione specializzate nel recupero dell'Iva alle quali, ovviamente, spetta una commissione per il servizio offerto.
Ecco i consigli di Altroconsumo su come comportarsi per chiedere il rimborso. Per prima cosa bisogna sempre assicurarsi di fare acquisti nei negozi tax-free, altrimenti non si ha diritto ad alcun rimborso. Occorre poi chiedere al commerciante la fattura o lo scontrino sui quali vanno indicati i prodotti acquistati con il loro valore comprensivo di imposte, l'imposta versata e i propri dati personali. Infine è importante far vidimare scontrino o fattura alla dogana.
Non bisogna dimenticare, poi, che tutta la merce importata va dichiarata all'arrivo – altrimenti si rischia una sanzione – ed è soggetta al pagamento dell'Iva italiana e dei dazi doganali che cambiano a seconda del Paese di provenienza.

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